Recensione: Il figlio dell'italiano di Rafel Nadal


TRAMA

Tutti evitano la casa di Mateu della Mina, la più misera del paesino catalano di Caldes de Malavella. E anche Mateu, se potesse, farebbe lo stesso. Figlio di un boscaiolo e di una lavandaia, è tutto il contrario della sua numerosa famiglia: laddove genitori e fratelli sono irruenti e litigiosi, lui è introverso e riflessivo, e alla loro scarsa voglia di lavorare oppone un’indole seria, rispettosa e determinata. Mateu, si mormora in paese, è “il figlio dell’italiano”, un soldato sopravvissuto al naufragio della corazzata Roma, bombardata dai nazisti dopo l’armistizio del 1943. Del forestiero si ricordano solo i modi gentili, il bell’aspetto e le canzoni napoletane che amava fischiettare. È alla morte della madre, a sessant’anni quasi compiuti, che Mateu decide di chiarire il mistero delle proprie origini: intraprende così un viaggio attraverso Spagna e Italia, alla scoperta di un amore proibito e di ricordi a lungo rimossi. A tornare alla luce saranno, oltre alla sua, le storie delle centinaia di marinai italiani scampati al bombardamento della Roma e delle famiglie catalane che offrirono loro rifugio. Le vicende di Ciro, Santo, Ovilio, Gavino e del Poeta si intrecciano così a quelle di Joana che amava i fiori, di Pere di casa Rabassa, padre fuggitivo della piccola Carme, di Quimeta di Vidreres, la “fidanzata catalana”, e di Manela dell’Ideal, indomita figura di vedova capace di ribellarsi alla violenza della Storia. Nel ricostruire un episodio – poco noto ma dall’alto valore simbolico – della Seconda guerra mondiale, Rafel Nadal compone un romanzo corale che intreccia ricostruzione biografica e invenzione romanzesca in un affresco epico e intimo allo stesso tempo.

RECENSIONE

Inizio con un’ammissione: mi sono fatta ingannare dalla trama di questo romanzo. Così, mi sono apprestata alla lettura con convinzioni che sono state del tutto stravolte. “Il figlio dell’italiano” infatti, non è una storia romanzata, niente affatto, si basa su una storia realmente accaduta e su comprovati fatti storici. 

Attraverso le vicissitudini di Ciro, un marinaio italiano realmente esistito, l’autore infatti ci racconta una pagina della Seconda Guerra Mondiale a molti sconosciuta: il bombardamento da parte dei Tedeschi all’ignara corazzata Roma dopo la firma da parte di Badoglio dell’armistizio con gli Alleati. Molti giovani marinai italiani persero la vita e attraverso le parole di Ciro, proveremo il suo dolore nel vedere i compagni privi di vita e la nave affondare nelle profondità del mare.

I sopravvissuti trovarono rifugio in Spagna inizialmente a Mahòn, dove Nadal, con dovizia di particolari ci narra la realtà che dovevano vivere quei poveri marinai che dopo aver perso tutto, si ritrovano in un Paese straniero in mano ai franchisti che non li vedono di buon occhio e con poco cibo. Vengono poi spostati a Caldes, in Catalogna, dove i Franchisti sperano di aver maggior controllo su quei giovani soldati. Ed è lì che tutto ha inizio, proprio a Caldes, Ciro incontra Joana, la ragazza che si occupava di lavare i panni agli italiani. Tutto il romanzo gira intorno ad una domanda: Mateu, uno dei figli dell’ormai defunta Joana, è figlio di uno dei marinai italiani? È proprio il figlio di Ciro?

“Chi era quel marinaio italiano che portava a lavare i panni da mia madre? Com’era quell’uomo che molti vecchi di Caldes ricordavano perché fischiettava sempre canzoni napoletane? Che fine aveva fatto?”

Mateu infatti, aiutato dall’autore Rafael, si metterà alla ricerca del padre mai conosciuto con l’intenzione di sapere finalmente la verità sulle sue origini, visto che per tutta la vita si è sentito diverso dai fratelli e dalla stessa gente di Caldes che lo ha sempre chiamato: il figlio dell’italiano.

Sarà quindi un viaggio tra presente e passato, tra Italia e Spagna. Ma come vi avevo anticipato, sebbene interessante e ricca di particolari storici, in questa ricostruzione storica non c’è approfondimento sui sentimenti dei personaggi, sulle emozioni, sulla stessa storia che fiorisce tra Joana e Ciro. E questo a me è mancato.

Ciò non toglie che sia un ottimo libro, soprattutto per gli appassionati di Storia a cui infatti lo consiglio vivamente.

VALUTAZIONE



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