Recensione: I venti di sabbia di Kristin Hannah

TRAMA

Texas, 1934. Milioni di persone sono rimaste senza lavoro e la siccità ha distrutto le Grandi Pianure. Gli agricoltori stanno combattendo per non perdere le loro terre e la loro fonte di sostentamento, dal momento che le coltivazioni avvizziscono irrimediabilmente, l'acqua si sta prosciugando e le tempeste di polvere e sabbia minacciano di seppellirli tutti. Uno dei periodi più bui della Grande Depressione, l'era del Dust Bowl, è arrivato come un'implacabile vendetta. In questo tempo incerto e pericoloso, Elsa Martinelli, una donna e madre coraggiosa, cerca in tutti i modi di salvare la sua famiglia e la fattoria dove vive, l'unica vera casa che abbia mai avuto. A un certo punto, però, come tanti suoi vicini, è costretta a fare una scelta angosciosa: continuare a combattere per la terra che ama o andare a ovest, in California, alla ricerca di una vita migliore. Per dare un futuro ai suoi figli decide di partire, ma il viaggio è estenuante e difficile, e l'arrivo ancora di più: la situazione in California non è così facile come Elsa credeva. Ampi e abbaglianti, i campi senza grano delle Grandi Pianure prendono vita in questo romanzo che è una parabola di difficoltà e nuovi inizi e al tempo stesso la narrazione epica del fallimento di un sogno, ora più che mai emblematico, e della speranza che ciononostante non viene mai meno. "I venti di sabbia" è un ritratto dell'America e del Sogno Americano, visto attraverso gli occhi di una donna indomabile il cui coraggio e sacrificio arriveranno a definire una generazione.

RECENSIONE

È uno dei romanzi più belli che io abbia letto in questo periodo. È corposo, ma vi assicuro che lo divorerete. È così reale, intenso, così vicino al periodo buio che noi stiamo vivendo, che ha lasciato senza dubbi, una traccia nel mio cuore. 

La protagonista di questa storia è Elsa, e noi seguiremo la sua evoluzione da ragazza isolata dalla sua stessa famiglia a madre forte e coraggiosa che farà di tutto per assicurare un futuro migliore ai propri figli. Gli anni sono quelli della Grande Depressione, periodo reso ancora più difficile nelle Grandi Pianure in America, dove vive Elsa con la sua famiglia, da una grave siccità e tempeste di sabbia. Durante la lettura mi sembrava di essere lì insieme ad Elsa, sentivo la polvere in gola, quella polvere che copriva tutto, che uccideva gli animali, che non permetteva di respirare e che ad un certo punto costringe Elsa ad andarsene per salvare la vita al figlioletto Ant e trovare un lavoro. 

Così da sola, con solo i suoi due figli, si metterà in viaggio ma per lei le difficoltà non saranno finite, dovrà fare i conti con il fatto di essere una madre sola, con la fame, la discriminazione, la paura. Ma come dirà lei stessa, essere madre, essere donna, significa essere una guerriera e combatterà senza mai arrendersi per un futuro migliore, dimostrando ai suoi figli quanto sia importante nella vita non farsi abbattere dalle circostanze.

“Un guerriero si batte per un fine che non riesce a vedere. Un guerriero non si arrende mai. Un guerriero lotta per chi è più debole. A me non sembra poi così diverso da una madre.”

Questo romanzo indimenticabile ci insegnerà perciò a non arrenderci anche quando le circostanze ci suggerirebbero di farlo ed inoltre ci rammenta che l’amore è una delle forze più invincibili che ci siano e non intendo solo quello romantico, ma quello di una famiglia e degli amici.

“L’amore è quello che resta quando tutto svanisce.”

VALUTAZIONE



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