Recensione: Il destino di una famiglia di Marie Lamballe


TRAMA

Wiesbaden, 1945. La guerra è agli sgoccioli, e quando Hilde Koch riemerge dal rifugio antiaereo dopo l’ultimo, devastante bombardamento che ha messo in ginocchio la sua città, stenta a credere alla sua fortuna: il Café Engel è ancora lì al suo posto, un po’ ammaccato ma è lì, come se un miracolo avesse voluto salvare dalla distruzione la caffetteria dei suoi genitori, quel posto a un passo dal Teatro dell’Opera da sempre pieno di vita, frequentato da cantanti, attori, musicisti, direttori d’orchestra. E allora contro ogni buon senso, perché ora, nella Germania sconfitta e occupata dagli americani, è persino difficile trovare la polvere di caffè, la giovane Hilde si mette in testa di riaprire il locale. Per trasformarlo, in mezzo a tutta quella desolazione, in un’isola di speranza. Perché tutti, lì, di speranza hanno bisogno, a cominciare da lei che è rimasta sola dopo la partenza del soldato francese da cui aspetta un figlio. È un microcosmo straordinario, il Café Engel, una casa ritrovata per chi ha perso quasi tutto – che sia un tetto, o una gamba, o il senso del futuro. Come ogni casa è attraversata da risate improvvise, e un attimo dopo adombrata dalle sofferenze che non si riesce più a nascondere. Ma è pur sempre un approdo, nel deserto lasciato dalle macerie di questa cittadina di provincia; e verso le sue finestre illuminate, come attirati da una calda promessa che possa lenire l’orrore visto e scampato, si incamminano in tanti.

RECENSIONE

“Il destino di una famiglia” è il romanzo primo di una trilogia dove le vite e le avventure dei protagonisti ruotano intorno ad un caffè di famiglia: il Cafè Engel. La storia si svolge in contemporanea alla fine della Seconda guerra mondiale ma i protagonisti che conosceremo non sono ebrei, sono tedeschi. Tedeschi che non avevano abbracciato il Nazismo, che erano stati obbligati ad arruolarsi, come il padre di Hilde, Heinz, ed i suoi fratelli e che adesso si trovano a dover affrontare la perdita della guerra, l’occupazione e la vergogna lacerante nello scoprire che cosa accadeva realmente in quei famosi campi di concentramento.

Hilde Koch, però, anche di fronte alla sua città distrutta, alla perdita del suo amato, non si arrende. Il Cafè Engel è rimasto in piedi e lei vuole ripartire da lì, riportarlo a nuova vita, far sì che torni ad essere quel luogo magico dove tutti si ritrovavano per trascorrere dei momenti piacevoli.

“Il Cafè Engel è un’isola, un luogo protetto, un rifugio sicuro.”

Questo romanzo, è un romanzo corale e quindi oltre ad Hilde conosceremo Julia, un’ebrea amica dei Koch, che durante la guerra avevano nascosto nella soffitta e che inizialmente fatica a vivere di nuovo come una donna libera; Luisa, una cugina lontana e sconosciuta a Hilde, che dopo varie peripezie e momenti orribili, riesce ad arrivare finalmente davanti al Cafè e molti altri. Tutti che hanno perso qualcosa in questa terribile guerra ma non l’umanità e la speranza.

“È sempre e solo la speranza che ci sostiene. La speranza e l’amore”

Un libro dunque, che ci mostra come in guerra non ci siano né vincitori né vinti, ma solo vittime. Vittime della follia dei Nazisti, vittime dei bombardamenti, vittime di chi ha perduto ogni morale. Case distrutte, bambini che giocano tra le macerie, invalidi di guerra nelle strade. Per sopravvivere, bisogna restare uniti ed è questo il punto di forza della famiglia Koch. Una famiglia che, tra queste pagine, imparerete ad amare. Un libro che supera le 400 pagine, ma con capitoli scritti così bene e scorrevoli, che arriverete alla fine senza accorgervene.

E a questo punto, non ci resta che aspettare il secondo volume.

VALUTAZIONE



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