Recensione: Donne dimenticate di Freda Lightfoot


TRAMA

In Spagna sta per scoppiare la guerra civile, siamo nel 1936. I giovani europei affollano le brigate internazionali per combattere il fascismo a fianco degli spagnoli. La maggior parte delle donne sono tagliate fuori dagli aiuti, ma non tutte lo accettano.
Charlotte e Libby, appartenenti a classi sociali opposte, sono amiche di vecchia data e si allontanano dalla Scozia per portare in Spagna il proprio contributo. Anche Rosita, una spagnola da sempre fedele alla famiglia e al suo spirito patriottico, vuole darsi da fare. Sono tre donne coraggiose ed è l’amore per il prossimo e la battaglia per la rivalsa dei propri diritti che le lega fortemente.
Dopo cinquant’anni, Jo, la nipote di Libby, parte per la Spagna: è mossa dall’aver ritrovato un’inquietante lettera tra i ricordi della nonna. L’incontro di Jo con Rosita e le verità scoperte grazie ai racconti dell’anziana cambieranno la vita di tutti i protagonisti di questa avvincente storia. Solo affrontando la sofferenza e la paura della ritorsione, il coraggio di queste tre donne dimenticate sarà degnamente onorato.

RECENSIONE

Il tema della Guerra Civile in Spagna e soprattutto del ruolo delle Donne nella resistenza mi affascina moltissimo ed è quindi con gioia che ho intrapreso questa lettura che però purtroppo, mi ha deluso su alcuni fronti.

Partiamo dalla trama. Ecco la trama avrebbe un suo perché: si dipana tra il passato, ossia il periodo terribile della Guerra Civile dove due ragazze scozzesi, Libby e Charlotte, nonostante la guerra non le tocchi da vicino, decidono di partire per la Spagna in nome della libertà e in aiuto dei più deboli e il 1986, anno in cui Jo, nipote di Libby, deciderà di recarsi in Spagna per scoprire qualcosa di più riguardo un quadro misterioso ed il passato, sempre taciuto dalla nonna. Ovviamente saremo colpite dal coraggio di queste due giovani, che lasciano la loro casa e la sicurezza, per affrontare pericoli e sofferenze, ma senza rimpiangere mai la scelta fatta.

In Spagna poi incontreranno altre donne coraggiose, pronte a tutto per difendere la loro libertà e i loro ideali. Tra queste Rosita, una povera ragazza sposata ad un uomo violento e fascista, ma che accoglie i volontari e decide di aiutarli, mettendo in pericolo anche la propria vita. Sarà proprio lei, ormai anziana e molto malata, a raccontare la loro storia a Jo e farla affacciare ad un mistero sepolto per tutti questi anni.

“L’unico crimine commesso dalla maggior parte di queste donne è aver sostenuto i propri mariti non rivelando dove si trovassero, o magari aver raccolto fondi per la causa repubblicana.”

La scrittrice descrive molto accuratamente e realisticamente sia la prigionia delle donne sia il paesaggio spagnolo, dalle sue parole traspare l’amore che prova per quella Nazione. Ma purtroppo quello che manca a questo romanzo è una maggiore caratterizzazione dei personaggi, sembra inoltre, durante la lettura, che manchi totalmente pathos: nessuna di queste pagine è riuscita a trasmettermi delle emozioni. Ne deriva, nonostante la trama promettente, una lettura piatta. Inoltre, ho provato per tutto il romanzo un’antipatia feroce per la nonna di Jo, Libby, invidiosa dell’amica perché più ricca e fortunata in amore. Il fatto che effettivamente Libby, fosse più povera dell’amica e che si sia innamorata di un uomo viscido e manipolatore, ai miei occhi non la giustifica affatto. 

Non mancheranno dei colpi di scena, legati al mistero, di cui vi ho parlato sopra, che lega ancora, nel presente, dopo tanti anni queste tre donne. Ma purtroppo neanche questo è riuscito a far cambiare la mia opinione sul romanzo. 

VALUTAZIONE



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