Recensione: Eugenia di Lionel Duroy
TRAMA
Eugenia è cresciuta a Iaşi, centro culturale cosmopolita e raffinato, dove però, così come nel resto della Romania degli anni Trenta, gli ebrei iniziano a essere malvisti. Lo stesso accade nella famiglia di questa giovane studentessa di Lettere: sia i genitori che il fratello maggiore di Eugenia si lasciano contagiare dai pregiudizi razziali. Quando lo scrittore ebreo Mihail Sebastian, invitato per una conferenza all’università, viene violentemente aggredito da alcuni militanti di estrema destra, soltanto la ragazza si schiera in sua difesa; colpita da un’improvvisa presa di coscienza, che le apre gli occhi di fronte al pericoloso espandersi dell’odio razziale, si trasferisce a Bucarest, dove ritrova Mihail e finisce per innamorarsene. Mentre il malinconico scrittore, impegnato a confrontarsi con il suo ruolo di intellettuale nel contesto dell’antisemitismo crescente, è esposto a rischi sempre maggiori, Eugenia è determinata a opporsi alla barbarie e a difendere i suoi ideali di libertà: cercando di sopravvivere in un paese sconvolto dalla guerra arriverà a comprendere che l’unico modo per combattere il male è ricercarne l’origine. Sullo sfondo di una nazione contraddittoria e affascinante, questo romanzo vede intrecciarsi magistralmente la grande storia del secondo conflitto mondiale e le vicende intime dei suoi personaggi. Traendo ispirazione dalle voci degli intellettuali che animarono la scena culturale dell’epoca, in particolare quella del brillante scrittore romeno Mihail Sebastian, Lionel Duroy firma un libro appassionante e profondo: accuratissimo nella ricostruzione storica, al tempo stesso Eugenia invita il lettore a porsi gli stessi interrogativi che qui animano la riflessione sull’origine del male portata avanti dalla protagonista, riflessione oggi più che mai necessaria.
RECENSIONE
Un libro come "Eugenia" di Lionel Duroy, edito dalla Fazi, è uno di quei libri che mi rimarrà impresso nella testa per molto e molto tempo.
Un romanzo che trasuda storia
Letteralmente da ogni pagina.
Non solo la storia della Romania, ma anche quella di una ragazza, Eugenia appunto, che imparerà a vivere in un mondo allo sbando, siamo infatti nel periodo fra il 1937 e il 1946. Affrontando la dura realtà della guerra diventerà una Donna forte e fiera, consapevole delle sue scelte e dei suoi ideali.
La storia è raccontata dalla stessa Jana, il nomignolo con cui viene affettuosamente chiamata Eugenia, ed è un minuzioso resoconto dei fatti avvenuti fra le città di Iasi e Bucarest, le terribili persecuzioni antisemite e il profondo razzismo verso un popolo, quello ebraico ovviamente, che a detta della stragrande maggioranza dei rumeni, aveva usurpato il territorio e sporcato il loro puro sangue.
Ebrei, popolo nomade senza precisa identità, che non poteva pretendere e volere nulla e tutto quello che aveva era stato ottenuto con truffe e raggiri.
“Avevano la loro utilità, gli ebrei: quando qualcosa non andava, quando c’era da arrabbiarsi, ecco che era colpa loro. Tutto si sarebbe sistemato, tutto sarebbe andato meglio nel paese, ma anche a casa, quando fossimo riusciti a buttarli fuori.”
Questo è principalmente il clima delle vicende narrate, Eugenia cercherà di raccontarlo nel modo più intenso e crudo possibile e finirà per dilaniarvi l'anima.
Conosceremo durante la lettura grandi personaggi del mondo accademico, dello spettacolo, della politica rumena.
Il pregio di Duroy è stato, seppur siano tutti personaggi esistiti davvero, essere riuscito ad inserirli perfettamente nel contesto del racconto.
Solo per citarne alcuni: lo scrittore e storico Mircea Eliade, il regista Haig Acterian, le attrici Marietta Sadova e Leny Caler, i principi Bibesco, il terribile primo ministro rumeno Ion Antonescu alleato della Germania Hitleriana e, grazie ai suoi soldati, sterminatore di oltre mezzo milione di ebrei.
Ma le due figure più importanti per la storia di Eugenia saranno, senza dubbio, l'insegnante di ideologia comunista e molto aperta Irina, che farà maturare definitivamente la nostra giovane protagonista, e lo scrittore Mihail Sebastian (la Fazi ha pubblicato il suo libro "Da duemila anni").
Mihail sarà il grande amore di Jana, avrà per lui una totale adorazione, anche se l'unione fra i due non sarà completamente idilliaca, per il carattere inquieto, emotivamente tormentato dello scrittore.
“Non ne potevo più di dover decidere tutto da sola, di poter contare solo su di me in questa Europa che sembrava caduta nelle mani del diavolo. Avrei voluto piangere, ecco si, che qualcuno mi abbracciasse, mi dicesse che era solo un momento, che domani avrei visto le cose meno nere, che la vita, certo, valeva la pena di essere vissuta.”
In buona sostanza posso, senza nessun dubbio, dire che il personaggio di Eugenia Radulescu è uno dei migliori personaggi femminili che mi sia capitato di leggere, il suo fervore, la sua forza d'animo, il suo drammatico rapporto coi vari familiari, soprattutto i due fratelli Andrei e Stefan; una immensa e continua sete di indagare alla ricerca della verità, sul ruolo che ha avuto la sua nazione nella seconda guerra mondiale.
A tutti i costi, contro tutto e tutti.
Scoprirà la terribile e insidiosa realtà che coinvolgerà la quasi totalità dei suoi connazionali, sarà una reporter di guerra per un’agenzia di stampa di Bucarest, conoscerà l’ambiguo e camaleontico giornalista italiano del “Corriere della sera” Curzio Malaparte. Inoltre, entrerà in clandestinità e farà parte per un periodo anche della resistenza rumena contro tutti gli spietati oppressori e un po’ tutti i poteri forti, uomini ignobili che negheranno l’innegabile fino alla fine, quando la storia li metterà definitivamente con le spalle al muro.
Queste e molte altre vicende faranno di lei un personaggio straordinario e indimenticabile che rimarrà legato a filo doppio nel vostro cuore.
VALUTAZIONE
Federico
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